L’ATTACCO di PANICO… poche righe per comprendere

urlo-munchL’attacco di panico è una crisi d’ansia massiva ed acuta che insorge rapidamente e generalmente dura pochi minuti. La crisi è caratterizzata dalla presenza di numerosi sintomi corporei, psichici, e di paura intensa. Alcune delle sensazioni provate possono essere: difficoltà respiratorie o sensazione di fiato corto, capogiro, sensazione di svenimento, tachicardia, tremori, sudorazione, sensazione di soffocamento, nausea o disturbi addominali, dolore toracico, paura di morire o impazzire.

 

Si riconoscono due differenti tipi di attacco di panico.

  • Attacco di panico spontaneo o inatteso. E’ caratterizzato dal fatto di comparire in modo improvviso, senza apparente motivo, spesso in situazioni quotidiane usuali, oppure durante la notte come conseguenza di un incubo.
  • Attacco di panico situazionale. E’ caratterizzato dal fatto di comparire in situazioni specifiche, generalmente temute dalla persona ed è spesso scatenato dalla paura di poter stare male, in questo caso l’ansia anticipatoria gioca un ruolo determinante nello scatenare l’attacco di panico.

E’ uno dei più diffusi e disturbanti sintomi psicologici, per l’intensità della sofferenza che comporta alla persona che ne è affetta. Può anche capitare che la presenza nella vita della persona di uno o più attacchi faccia costellare un vero e proprio disturbo, diagnosticabile con l’etichetta di “Disturbo da Attacchi di Panico” che oltre alla presenza ricorrente di questi ultimi è caratterizzato da ansia anticipatoria e sviluppo di agorafobia. Di solito, comprensibilmente, si ha una interferenza significativa con la qualità della vita della persona, che non riesce a portare avanti le proprie attività quotidiane nel modo consueto.

L’ansia anticipatoria è la situazione sgradevole che spesso la persona colpita da più attacchi di panico finisce con lo sviluppare nella sua quotidianità. Si tratta del timore di poter essere colpiti da un nuovo attacco di panico e può essere facilmente declinata come la “paura della paura”.

Come conseguenza e degli attacchi di panico e dell’ansia anticipatoria la persona potrebbe ragionevolmente sviluppare un intenso disagio o addirittura dei comportamenti di evitamento rivolti a situazioni o luoghi in cui potrebbe stare male e non riuscire a scappare o non trovare aiuto. Questo comportamento di evitamento si chiama agorafobia ed è, in genere,  rivolta a luoghi affollati o chiusi (ad esempio mezzi pubblici, ascensori, automobile…) o ampi spazi (supermercati, piazze…). Il comportamento di evitamento spesso finisce per limitare in modo significativo l’autonomia e qualità di vita del paziente che spesso non si sente di uscire di casa se non accompagnata. La gravità dell’agorafobia non è necessariamente legata alla frequenza degli attacchi o alla loro intensità, un singolo attacco potrebbe talora indurre un’agorafobia tale da non permettere alla persona di uscire di casa o, al contrario, l’esperienza del panico può anche non indurre agorafobia.

Spesso può accadere che la persona in relazione all’agorafobia sviluppi una sorta di dipendenza da un compagno fobico inteso non solamente come persona fidata, ma anche come oggetto la cui presenza può aumentare il senso di sicurezza e protezione. (“Esco per fare la spesa solo se posso essere accompagnata/o da mia madre/marito/moglie,ecc…”)

Cosa si fa in questi casi?

In alcuni casi, ma non sempre, può essere utile inizialmente intervento di tipo farmacologico se il disturbo è particolarmente invalidante da impedire alla persona di portare avanti le proprie quotidiane occupazioni (lavoro, gestione della casa e dei figli, relazione di coppia…). Il trattamento farmacologico può essere prescritto anche dal medico di base, e spesso è proprio quello che accade. Ci si rivolge al proprio medico di fiducia, che già si conosce, anche per trovare comprensione di un problema di cui non sempre è facile intuire i contorni da sè. Tuttavia il mio consiglio è di procedere, successivamente, con una visita specialistica da effettuarsi con uno psichiatria che conosce elettivamente la materia oggetto del problema e può trattare in modo specializzato il disagio.

Mi preme sottolineare però che l’intervento farmacologico, ancorché necessario in taluni casi, non costituisce soluzione del problema, affatto. Potremmo dire che è come prendere un antidolorifico quando abbiamo mal di denti, non sentiamo più il dolore lancinante, ma presto dovremo prendere in considerazione l’idea di andare dal dentista per comprendere quale è la causa del mal di denti e rimuoverla, se vogliamo che il mal di denti non torni o peggiori.

E’ pertanto necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta (psichiatra o psicologo che sia) per affrontare insieme il disagio causato dall’Attacco di Panico e cercare di comprenderne le origini, sviluppando delle strategie che possano aiutare ad arginare la paura.

Perché il nostro corpo mette in atto una reazione di attacco-fuga decodificando come pericoloso uno stimolo che non lo è? Di cosa abbiamo paura veramente? Come fare per conoscere questa paura e addomesticarla perché ci insegni qualcosa di noi e ci permetta di mettere in atto comportamenti più adattivi alla nostra situazione di oggi? Ecco, queste sono solo alcune delle domande a cui ci si può avvicinare con l’aiuto  e il sostegno di una perdona esperta e preparata in materia.

L’attacco di panico è un’esperienza molto disturbante, non rimandare il problema affrontandolo con il solo utilizzo dei farmaci.

Non scegliere di stare da solo, condividere la difficoltà con qualcuno preparato per poterti aiutare è già sufficiente per cominciare ad arginare il disagio.

 

 

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